ODE AL TRENO 17/8/04
Ti concedi
ad un infinito dondolio senza annegarci in nausee marine senza spaurirci in orizzonti d'oceanica solitudine Distendi il tuo passo tra campagne ingioiellate di grano o d'argento di neve Ci soffochi in abbracci d'inesausto sole ci turbi in brividi d'invernali pensiline dove il tempo lento si declina E sempre cade durante il viaggio un fagotto una valigia pretesto di galanteria Qua spunta un libro là fa nido il sonno Oltre il vetro si sperde lo sguardo in campagne di nostalgia lunghe come veglie di soldato e grigie altrettanto Allora si fa muto il tuo vociare d'uomini e ruote e muto il vento e cieco ogni paesaggio che non sia ricordo Allora è il tempo il pendolo vero il rintocco greve il viaggio unico e silente che non avremmo voluto fare |